La figlia Luisa ricorda il prof. Giovanni Scambia

«Per chi scriverà la nostra storia, il mio augurio è di attraversare ancora tante scoperte e tante vittorie, magari con una squadra meravigliosa come la nostra» queste le parole del prof. Giovanni Scambia citate dalla figlia Luisa, per ricordare il grande ginecologo oncologo del Policlinico Agostino Gemelli di Roma, noto in tutto il mondo per la sua grande professionalità e la sua umanità, scomparso improvvisamente il 20 febbraio scorso per un tumore fulminante al pancreas. «Aver passato tutto il tempo con lui, fino alla fine, mi rende più serena – assicura la figlia – Giovanni Scambia non sarà dimenticato: abbiamo tante idee, stiamo pensando a tanti progetti che, purtroppo, papà ha dovuto lasciare in sospeso e che con mia madre Emma stiamo cercando di portare avanti. Ma di Giovanni Scambia, del suo lavoro, delle sue iniziative, vogliamo si parli ancora».
La sua eredità continuerà sicuramente a vivere nelle generazioni di medici che ha formato e nelle innovazioni che ha introdotto nel campo dell’oncologia ginecologica.
Com’era il professor Giovanni Scambia quando era con la sua famiglia?
“Era una persona silenziosa, pacata, molto tranquilla, la cui presenza non passava mai inosservata. In casa si scherzava sull’importanza del suo ruolo, in particolare con mia madre, consapevoli della rilevanza del suo operato. Una presenza solida che dava un senso di sicurezza pur parlando poco”.
Le sue pazienti raccontano che anche nei giorni di festa il professor Scambia era sempre presente.
“Si. Era sempre disponibile per le sue pazienti, ma anche per i suoi colleghi, specializzandi e studenti come ad una famiglia allargata. Nei giorni di festa il suo pensiero era sempre rivolto anche a loro, quindi aveva trovato il compromesso di andare molto presto la mattina, mentre noi dormivamo e tornare poco dopo il nostro risveglio. Insomma, abbiamo sempre dovuto condividere il suo tempo, ma nonostante tutto, ha sempre fatto sentire me e mia madre le donne più amate e speciali del mondo”.
Il Policlinico Gemelli era a tutti gli effetti la sua seconda casa? La prematura scomparsa di Giovanni Scambia lascia un vuoto profondo nella comunità scientifica, tra i colleghi, gli allievi e soprattutto tra le sue pazienti.
“Si, abbiamo sicuramente sempre considerato il Gemelli la sua seconda casa, ma le testimonianze e le dimostrazioni di affetto ricevute in questi terribili giorni da personalità, colleghi, allievi e pazienti ci hanno veramente sorpreso dandoci una prova tangibile dell’impatto del suo lavoro su tantissime persone. Ogni storia è stata, e continua ad essere, una piccola luce che illumina il buio di questo periodo”.
Qual è l’insegnamento e il messaggio più importante che le ha lasciato?
“Di insegnamenti ce ne sono stati tanti, ma direi che il più importante per me è la determinazione nel rispetto degli altri. Lui mi ha sempre dimostrato, con le azioni oltre alle parole, che quando si crede in qualcosa bisogna insistere, bisogna impegnarsi e bisogna ingegnarsi quando la soluzione non è immediata il tutto sempre però nel rispetto di chi ti circonda. Insomma, di credere in sé stessi per potare a termine i propri obiettivi senza mai pestare i piedi a nessuno”.
Ha seguito la professione di suo padre?
“No, io sono ingegnere a lavoro a metà tra la progettazione architettonica e l’ingegneria con una particolare specializzazione nella sostenibilità nell’ambito edilizio. Tuttavia, ironia della sorte, mi capita spesso di lavorare alla progettazione di strutture sanitarie o ospedaliere”.
Questo ultimo periodo con suo padre come lo ha vissuto?
“Riassumendo in pochissime parole: male. Il percorso dalla diagnosi, che mi ha comunicato in maniera totalmente onesta, al giorno della sua scomparsa è stato un periodo veramente molto difficile in cui abbiamo tutti cercato di darci forza a vicenda. L’unica cosa che mi fa stare più serena ora è di aver intuito subito la gravità della cosa e di aver pertanto allentato molto il mio lavoro per riuscire a trascorrere più tempo insieme. Ci sono stati molti momenti dolci in che in passato, per la velocità delle vite che normalmente viviamo, non erano così frequenti. Sono convinta che non si sia mai sentito solo e questo mi rende più tranquilla”.
Giovanni Scambia continuerà a essere ricordato: quali sono i progetti futuri?
“Deve assolutamente continuare ad essere ricordato perché è scomparso troppo presto, troppo giovane e con troppi progetti da perseguire. È successo molto velocemente quindi siamo ancora raccogliendo le idee ma, come famiglia, stiamo ragionando sulla creazione di una fondazione in suo onore dedicata alla ricerca scientifica ovviamente. Inoltre, questo evento ha anche scatenato in me la volontà di perseguire un altro progetto, non legato alla medicina, ma sempre di carattere solidaristico che ho da qualche tempo. Stiamo lavorando parallelamente ad entrambi gli aspetti. Spero ne sentirete parlare molto presto”.
Un sogno che vorrebbe si realizzasse in memoria di suo padre.
“Mio padre aveva iniziato un importante progetto sostenuto dalla Fondazione Policlinico Gemelli e spero proprio che questo si realizzi.
Piace riportare le parole del prof. Scambia: «C’è un ultimo messaggio che voglio lasciare ai giovani che dovranno costruire il futuro della nostra scuola e della nostra clinica, ed è quello di meravigliarsi dei progressi e delle conquiste, così come mi meraviglio ancora io oggi di dove siamo arrivati.
Quando iniziai non avrei mai pensato di poter dire ad una donna con un tumore che dopo la guarigione avrebbe potuto avere un bambino, o che l’intelligenza artificiale potesse essere utile a fornire modelli predittivi di risposta alle cure, eppure oggi è così.
Per chi scriverà la nostra storia il mio augurio è di attraversare ancora tante scoperte e tante vittorie, magari con una squadra meravigliosa come la nostra, fatta di talento, passione, capacità di stare insieme, di prendersi cura delle donne, e per questo ringrazio tutti, le nostre ostetriche, gli infermieri e tutto il personale paramedico, i neonatologi, i radiologi e radioterapisti, gli anestesisti, gli psicologi, gli anatomopatologi, gli studenti e gli specializzandi, e il personale che si prende cura del reparto, e tutti coloro che migliorano il nostro lavoro e tracciano la strada verso un domani, che voglio davvero immaginare luminoso ed emozionante, per tutti noi e per tutti voi». (tratto da «Le Radici del Domani»)
𝐆𝐑𝐀𝐙𝐈𝐄 𝐀 𝐓𝐔𝐓𝐓𝐈 !!!
❤️❤️❤️❤️
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Visualizzazioni: 356a cura di: Maria Vaudo